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  • Maria Elisa Polazzo

"RESPONSIBLE AND REBELLIOUS": GIGLIO TIGRATO

IDENTIKIT

Nome: Giglio Tigrato

Stilista: Carlotta Orlando

Data di nascita: 2020

Luogo di nascita: Milano

 

Chi ha detto che la moda può derivare solo da una passione per quest'ultima?

Chi ha detto che la moda non può nascere anche da un'esigenza e che diventi quindi, semplicemente, il mezzo più adeguato per concretizzare un altro fine?

E infine, a cosa può aspirare?


Oggi, il 3° Numero di RunMagazine, presenta Carlotta Orlando, founder e stilista del brand milanese "Giglio Tigrato", che ci spiegherà come il suo modo di fare moda origini in realtà da tutt'altro: la volontà di essere meno nocivi e più responsabili nei confronti del luogo in cui viviamo.


Come? Utilizzando la moda, una delle industrie più inquinanti al mondo, in maniera consapevole, responsabile e rivoluzionaria. Dunque l'amore per la moda e la creazione di un brand non come obiettivo ultimo, ma come mezzo e intermediario per un progetto ancora più grande: l'amore per il pianeta.



Ciao! E’ un piacere poterti intervistare, raccontaci di te: chi sei e che ruolo svolgi all’interno del brand “Giglio Tigrato”?

«Ciao, mi chiamo Carlotta Orlando, ho 24 anni, ormai quasi 25, ma mi fa strano dirlo! Vivo a Milano da tutta la vita, escluso qualche periodo passato tra il Canada e la Francia per imparare le lingue.

Dopo la laurea in Design della moda presso il Politecnico di Milano, ho iniziato, come credo tutti i giovani laureandi, a interrogarmi sul futuro e sulle scelte professionali da prendere.

Avevo 20 anni, grande confusione in testa, dovuta anche al periodo di pandemia che caratterizzava quel momento delle nostre vite, ma soprattutto avevo una passione: quella per l’upcycling.

Ho iniziato un po’ quasi per gioco, dipingevo e personalizzavo capi vintage difettati per ridargli valore e una nuova vita.

Una volta laureata, dopo qualche mese alla ricerca di un lavoro introvabile, incapace di starmene con le mani in mano, ho deciso di trasformare quel mio passatempo in una vera e propria professione.

Così nell’ottobre del 2020, nella mansarda della casa di Milano di mia nonna, è nato Giglio Tigrato: un brand di Upcycling motivato dalla necessità di sentirsi unici con ciò che indossiamo e soprattutto impegnato nella battaglia per una moda più responsabile e consapevole.

Da quel giorno non mi sono più fermata, ho iniziato anche a lavorare per altri durante il giorno, mentre le notti le passavo chiusa nell’atelier a creare e ideare cose nuove, realizzate però dagli scarti di terzi».

"Passo dopo passo, lontani dai ritmi frenetici della moda e isolati nella nostra mansarda, io e Giglio Tigrato abbiamo iniziato a crescere e a strutturarci. Oggi cresciamo con l’ambizione, un giorno, di diventare un grande brand dimostrando che la sostenibilità non è solo una bella parola da utilizzare, ma è anzi l’unica possibilità concreta che abbiamo per dimostrare la scalabilità e le potenzialità dell’upcycling per un futuro migliore".

Giglio Tigrato quindi non è stato il tuo primo lavoro inerente al mondo della moda?

«Giglio è stato sicuramente il MIO primo progetto, ma comunque ho sempre cercato di arricchire il mio bagaglio di conoscenze con altre esperienze nel settore.

Ho lavorato nell’ufficio stile di un grande brand di moda; ho fatto da Social Media manager per un brand di architettura e interior design; successivamente mi sono avvicinata ad una realtà di moda più piccola milanese e infine da quest’anno ho deciso di dedicarmi completamente a Giglio Tigrato e alla sua crescita.

È stato, da una parte, una presa di coraggio, dall'altra cresceva in me la necessità di fare le cose secondo i miei principi e valori, non sentendomi mai completamente me stessa nei progetti altrui.

Mi sono sentita pronta a mettermi in gioco e a rischiare tutto per perseguire i miei sogni».

Sul sito web del brand è menzionato un tema attualmente molto rilevante, ovvero l’impatto dell’uomo sul pianeta, nello specifico la tua volontà di creare qualcosa che potesse andare contro la sovrapproduzione industriale del fashion, dunque la domanda é: “nasce prima l’idea di un brand di moda o l’idea di sviluppare un progetto dedito all’ecosostenibilità?”

«Per me è nata prima l’idea di fare qualcosa per ridurre gli sprechi della moda e ridare valore ai suoi scarti e poi quella di creare un brand di moda. Dagli anni dell’università mi è sempre stato a cuore il concetto di riciclo e quando per la prima volta ho sentito parlare di Upcycling ho pensato a una vera e propria rivoluzione per la moda , ma non solo!

Cerco di essere responsabile ed equilibrata anche nella vita di tutti giorni, nelle mie abitudini quotidiane, nelle mie scelte quando viaggio e nella mia maniera di rapportarmi agli altri esseri umani e alla natura: è la mia filosofia.

Niente di ciò che ci è dato nella vita è scontato e non posso vivere con l’idea che siamo noi stessi a logorare il nostro pianeta, il nostro futuro e quello di coloro che verranno dopo di noi».

Giglio Tigrato è semplicemente la migliore ed unica maniera in cui riesco a veicolare questa mia necessità di cambiare le cose, partendo quindi nello specifico dalla moda, una delle industrie più inquinanti al mondo.

Cosa significa produrre secondo le tecniche dell’upcycling?

«Per noi di Giglio Tigrato produrre secondo le tecniche di upcycling significa realizzare capi d’abbigliamento e accessori utilizzando solo materiale di scarto di altre aziende, tessuti e capi vintage. Ci impegniamo a ridurre l’impatto sul pianeta dando una seconda vita a tutto ciò che altri non hanno saputo sfruttare fino in fondo e così facendo ridiamo valore allo scarto, da qui proprio il termine “Up- Cycling”». Tutto ciò che produci adotta queste tecniche?

«Ho sempre e solo realizzato capi Upcycled, ma da quest’anno ho deciso di introdurre qualche pezzo che invece è prodotto da materiali nuovi, però con un’attenzione sempre molto dettagliata sulla scelta di materiali organici, produzioni responsabili e con una carbon footprint il più basso possibile.

I capi in questione sono quello che io definisco il nostro "merchandising": t-shirt e cappellini da baseball prodotti in quantità super limitata e venduti a un prezzo più accessibile anche per i nostri clienti giovanissimi <3 ».

Per capirci meglio, raccontaci la storia di un articolo che ti é particolarmente piaciuto realizzare

«Il prodotto che piu mi ha divertito dall’ideazione alla realizzazione è il nostro iconico Lakota Chaps: un capo eccentrico, pieno di personalità e stravaganza.

Spesso la gente quando lo vede appeso ai nostri Pop-up lo guarda e non capisce, poi ne rimane ammaliato o semplicemente divertito.

Li chiamano i "pantaloni senza il sedere” e in effetti gli manca un pezzo, ma perché li ho pensati per essere un accessorio per personalizzare i pantaloni che già abbiamo negli armadi.

In generale amo progettare e ideare le mie collezioni come strati da abbinare a ciò che già possediamo.

Trovo che quasi nessuno di noi abbia veramente bisogno di nuovi capi, quanto in realtà di una maniera diversa di interpretarli e rivisitarli.

Credo proprio che i cowboy chaps ci rispecchino, sicuramente fanno parlare di noi, ma soprattutto spero che chiunque li indossi urli personalità e consapevolezza di sé!»


Qual’è il target di clientela a cui aspiri?

«Il target a cui aspiro è un target molto ampio: un po’ distante come ambizione dalle ideologie degli altri brand che aspirano ad associarsi ad un pubblico racchiuso entro certi schemi.

Mi piacerebbe che Giglio riuscisse ad arrivare a più generazioni attraverso il suoi valori e il suo stile eccentrico, ma anche estremamente versatile.

Vorrei che sia i giovanissimi che i più grandi potessero rivedersi in quello che facciamo, in quello a cui aspiriamo e all’ampia gamma di soluzioni che proponiamo».

In futuro, se dovessi scegliere una persona da inserire a lavorare nel tuo team, che requisiti vorresti avesse?

«Credo di avere già trovato due persone da inserire nella nostra azienda, in loro vedo grande determinazione, grande spirito di iniziativa e voglia di crescere insieme al brand.

Dalle persone del mio team pretendo sia capacità pratiche, come l’utilizzo di software e programmi, che grandi qualità umane: una spiccata professionalità, spirito di avventura, cura nei dettagli, capacità di lavorare in team e soprattutto una particolare attenzione al modo in cui si approccia la vita.

E' necessario che chi collabora con Giglio allo stesso tempo lo rappresenti e dunque si riveda nella sua filosofia».


Credi che ad oggi abbia senso avere un negozio fisico? Oppure pensi che l'e-commerce abbia prevalso totalmente?

«Credo che per una realtà come la nostra, dove prevalgono valori di unicità, trasparenza e Upcycling, un negozio fisico oggi possa ancora avere senso.

Uno dei nostri sogni e progetti per il futuro è proprio quella di aprire uno spazio dinamico, multifunzionale, che funga sia da boutique/show-room, che da laboratorio e spazio espositivo.

L’online è un ottimo mezzo per farsi conoscere all’estero, una grande vetrina digitale attraverso la quale mostrarsi e accrescere la brand awarness, ma credo che il digitale non potrà mai sostituire completamente l’esperienza fisica dell’acquisto».

Con quale frase o concetto pensi si possa descrivere al meglio la filosofia di Giglio Tigrato?

«Io dico sempre che il nostro motto è Responsible and Rebellious perché questi due termini descrivono alla perfezione il nostro modo di fare le cose.

Da un lato la parola “responsible” che parla del nostro modo di produrre e creare secondo i dettami della sostenibilità e dell’upcycling; dall’altro quel “rebellious” che al meglio descrive la nostra maniera eccentrica e sopra le righe di comunicare e creare il nostro personalissimo stile».


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